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Quando tutto è iniziato, all’alba degli anni ’80, amavo già la moda in una maniera tutta mia, senza in realtà saperne nulla. Eppure dopo i miei studi di grafica mi ritrovai a lavorare per caso nello stesso studio in cui Domenico era primo assistente. Non avevo mai realizzato neanche un bozzetto: iniziai a copiare per mesi i suoi, mi insegnò un lavoro, quello che lui aveva già nel sangue, dopo un’infanzia passata nella sartoria del padre. Nel giro di qualche anno ci ritrovammo insieme a disegnare collezioni per altri, condividendo un minuscolo studio con i nostri due cognomi sulla porta, come fanno gli avvocati.

 

Nell’ottobre del 1985, nell’ultima ora dell’ultimo giorno del calendario della settimana della moda, è accaduta la vera magia: Beppe Modenese aveva creduto in noi tanto da farci presentare la nostra prima collezione come giovani stilisti emergenti. Avevamo solo due milioni di lire in tasca, continuavamo a non saperne molto, ma amavamo la moda e ci amavamo l’un l’altro.

 

È con questo stesso spirito che spesso mi ritrovo a guardare le vecchie foto, i filmati delle nostre sfilate, a sfogliare lettere e mail arrivate da tanti amici che in questi anni ci hanno donato il loro affetto e il loro sostegno, che hanno visto in noi qualcosa di speciale. Immaginate di aprire uno scrigno prezioso colmo di storie fatte di pizzo nero, cartamodelli e tanto, tanto amore. Immergersi in questo mondo per me significa comprendere l’evoluzione del nostro gusto, delle ispirazioni che hanno plasmato la nostra identità. Significa riscoprire una storia personale, è vero, ma che al contempo si intreccia con un periodo della storia recente che ha segnato per sempre il mondo in cui viviamo, il costume, la visione stessa delle cose. Ma soprattutto, significa trasmettere ai giovani il senso di continuità e appartenenza a un mondo fatto di creatività e innovazione. Ogni abito, ogni disegno, ogni dettaglio dell’archivio Dolce&Gabbana racconta qualcosa che va oltre la semplice storia di un duo di stilisti: è la storia delle mani sapienti di artigiani geniali, di un’intera comunità di talenti che ha contributo a scrivere pagine indimenticabili della nostra vita professionale e ha regalato un piccolo sogno a chi, dandoci fiducia, ha indossato le nostre creazioni.

 

Vorrei tanto che questo piccolo, grande scrigno fosse messo a disposizione di tutti, e dei ragazzi in modo particolare: dalle collezioni di sfilata alle campagne fotografiche, dal body tempestato di cristalli alla canottiera e alla coppola, sarei felice se queste storie potessero servire da un lato a comprendere perché siamo così come siamo, e dall’altro, a rintracciare nel passato i legami con il futuro.

 

È per questo che ho selezionato alcuni dei momenti più memorabili della nostra moda che oggi voglio condividere con tutti voi, se avrete voglia di viaggiare con me: un archivio non ha senso se non è reso accessibile alle menti creative che sono già protagoniste del domani, se non è dato in pasto a quella voglia di conoscenza che solo i giovani possono insegnarci.

 

Quando ho iniziato con Domenico, avevamo solo una piccola macchina per cucire, un lenzuolo matrimoniale a dividere la passerella dal backstage e una grande voglia di gridare al mondo chi eravamo. Oggi i tempi sono cambiati, è vero, ma sono ancora convinto di una cosa: se hai qualcosa da dire, e ci credi davvero, devi dirla senza paura.

 

 

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